☰  
×
eidos

Cinema e Amori

Festival

Cinema e Amori

RomeFilmFest 2024

Lori Falcolini

 

Il fil rouge dell’amore ha attraversato la fitta trama della diciannovesima edizione di RomeFilmFest diretta da Paola Malanga percorrendo i film in concorso, attualmente in programmazione nelle sale cinematografiche. Amore per la letteratura, la libertà, la musica, la politica ma anche l’amore malato. Nella edizione 2024, hanno trovato spazio film molto interessanti come Itaca. Il ritorno di Uberto Pasolini, una sensibile rivisitazione della figura di Ulisse – un “eroe” che vuole dimenticare il suo passato di guerra uccisioni stupri e il suo vagare lontano dagli affetti familiari - e di Penelope, una donna fedele al suo sentire prima che al marito che ha atteso per venti anni.

 

Itaca - Il ritorno di Uberto Pasolini, 2025

 

Nominerò per questioni di spazio soltanto due film del concorso Progressive Cinema, Leggere Lolita a Teheran e 100 Litres of Gold, e il lungometraggio Rita della sezione Alice nella Città.  Sullo sfondo di ciascun film oltre l’amore c’è una guerra che riguarda la società, la famiglia e le relazioni.

 

Leggere Lolita a Teheran di Eran Riklis, 2024

 

Leggere Lolita a Teheran

L’amore per la letteratura pervade Leggere Lolita a Teheran (tit. or. Reading Lolita in Tehran) del regista israeliano Eran Riklis, un film che ha conquistato il Premio della Critica e il Premio del Pubblico.  Il film è tratto dall’omonimo libro di Azar Nafisi che dal 2003 ad oggi afferma con forza i diritti delle donne e il “diritto all’immaginazione” in Iran e in tutte le società in cui questi diritti vengono calpestati.  Sulla scia dei precedenti lungometraggi Il giardino dei limoni e La sposa siriana incentrati su due personaggi femminili -  una vedova palestinese e una donna del Golan in procinto di sposarsi, entrambe in lotta per affermare la loro esistenza -  Eran Riklis racconta in Leggere Lolita a Teheran la ribellione di Azar Nafisi e di un gruppo di giovani donne.

Seguendo a ritroso la vita di Nafisi, il film racconta il suo ritorno a Teheran nel 1979 insieme al marito.  Come tanti altri esuli la futura scrittrice è piena di aspettative ma la rivoluzione di Ruhollah Khomeyni sta già mostrando il suo vero volto, quello della violenza e del sopruso soprattutto nei riguardi delle donne. Ribelle all’uso obbligatorio del velo, Nafisi viene dapprima allontanata dall’Università di Teheran dove insegna letteratura, riammessa anni dopo ed infine costretta a licenziarsi per l’impossibilità di sottostare alle limitazioni e le censure imposte dalla legge islamica. Nonostante le paure Nafisi decide di ospitare a casa sua una volta a settimana sei studentesse, le migliori del suo corso universitario, creando attraverso il gruppo di lettura uno spazio rivoluzionario di libertà.  Il grande Gatsby di Fitzgerald, Lolita di Nabokov, Daisy Miller di James e Orgoglio e Pregiudizio della Austen, come “capitoli” del libro originario, scandiscono il film. Grazie ai quattro romanzi censurati dal regime iraniano e alle domande che essi pongono sul tempo attuale, Eran Riklis racconta le tensioni che attraversano la società iraniana e le vite delle protagoniste del gruppo di lettura illuminando, alla luce della letteratura, i due contesti di “morte e resurrezione”.

“La grandezza di un romanzo sta nella sua capacità di metterci a disagio e farci dubitare di ciò che diamo per scontato” dice Nafisi nella scena in cui insegna letteratura agli studenti universitari. Il film come il libro - Leggere Lolita a Teheran - che Nafisi scriverà quando si trasferisce nel 1997 negli Stati Uniti, racconta il percorso di resilienza di una “Lolita”. Dalla perdita dei sogni e dal tradimento di sé nella costrizione alla sottomissione, all’orgoglio ritrovato e alla liberazione della creatività.

Le montagne di Teheran – maestose, gelidamente innevate oppure oscurate dalla notte - come un paesaggio dell’anima fanno da sfondo al film, seguendo il cammino della protagonista verso la libertà espressiva ma anche l’evolversi della situazione sociale in Iran. Non a caso nell’ultima scena le montagne lasciano il posto ai grattacieli e alla nostalgia di Nafisi per la sua madre terra.

Golshifteh Farahani è l’intensa protagonista di Leggere Lolita a Teheran che, insieme alle altre interpreti, dà corpo e voce alla forza trasgressiva della letteratura. Il film è stato girato a Roma per evidenti motivi ed una delle location è l’Università La Sapienza, teatro in passato delle proteste studentesche.    

 

100 Litri di oro di Teemu Nikki, 2024

 

100 Litri di oro

Due sorelle di mezza età, Taina (Pirjo Lonka) e Pirkko (Elina Knihtilä), sono le protagoniste di 100 Litri di oro (tit. or. 100 Litres of Gold ) ultimo lungometraggio del regista finlandese Teemu Nikki. Le due donne, bevitrici incallite, sono piccole produttrici di sahti, una birra artigianale che realizzano con amore e fedeltà alla tradizione. Taina lavora come parrucchiera e Pirkko si dedica anima e corpo alla produzione della sahti difendendo l’impresa familiare con vigore e senza troppi scrupoli. La vita delle due imprenditrici si complica quando la terza sorella chiede 100 litri di sahti per il suo pranzo di nozze. Taina e Pirkko ce la mettono tutta per essere all’altezza della loro fama di birraie ma per la gioia di aver realizzato una sahti eccezionale si sbronzano con gli amici fino a scolare tutta quella destinata al matrimonio. Al risveglio dalla sbornia, non essendoci più che poche ore per porre rimedio al danno fatto, decidono di comprare 100 litri di sahti dai produttori rivali riuscendo alla fine a realizzare il desiderio della terza sorella.

Il film si svolge a Sysmä, un luogo noto al regista provenendo lui stesso “da una famiglia di mastri birrai”; non a caso Teemu Nikki descrive la storia come “una miscela di black humour, penne arruffate, tanto orgoglio e amore per le tradizioni finlandesi” (pressbook note di regia).

Taina e Pirkko, le due sorelle, e tutti gli altri personaggi di 100 Litres of Gold sembrano uscire fuori da un immaginario archetipico pieno di incanto e nero umorismo. Come l’autista ludopatico del carro funebre e l’uomo “senza cervello” del precedente film La morte è un problema dei vivi (2023) oppure lo struggente protagonista sulla sedia a rotelle di Il cieco che non voleva vedere Titanic (2021) che per amore di una donna si avventura fuori casa incontrando “briganti” che gli sbarrano la strada e “angeli protettori” che lo accompagnano alla meta agognata.

Teemu Nikki costruisce magistralmente storie in cui leggerezza e drammaticità si mescolano. Nella trama di 100 Litres of Gold il senso di colpa permea le dinamiche tra le tre sorelle ed è alla base del bere smodato di Taina e Pirkko. La prima si ubriaca per dimenticare di aver provocato l’incidente che ha fatto perdere una gamba alla sorella in procinto di sposarsi; Pirkko per un segreto che verrà svelato alla fine del film e che riguarda l’incidente che ha segnato la sorellanza.

 

Rita di Paz Vega, 2024

 

Rita

L’amore malato è il tema di Rita, primo lungometraggio della regista attrice modella e produttrice spagnola Paz Vega, ambientato a Siviglia nell’estate 1984 tre anni dopo la legalizzazione del divorzio abolito durante la dittatura di Franco. Il film racconta la storia di una bambina di sette anni, figlia di un operaio e una casalinga costretta nel ruolo di moglie subalterna al marito. Vediamo Rita nell’incipit del film, al risveglio: scende dal letto a castello mentre il fratellino Lolo ancora dorme. La macchina da presa segue i suoi passi verso la cucina dove c’è la madre e, poco dopo, arriva il padre che sta per andare al lavoro. L’uomo ignora la moglie e saluta soltanto la figlia seduta al tavolo. In questa prima scena il padre e la madre di Rita sono inquadrati dal basso verso l’alto, un espediente filmico che fa subito entrare lo spettatore in un racconto “ad altezza” di bambina.

Rita è silenziosamente consapevole delle problematiche familiari. Il padre che si arrabbia con la madre per ogni piccola cosa e diserta la famiglia per seguire con gli amici gli Europei di calcio. La madre che subisce la prepotenza del padre; la nonna – il vero sostegno emotivo di Rita – che è ricoverata in ospedale; il fratellino Lolo che soffre per le tensioni familiari.  Rita “sente” osserva e ascolta tutto. Non le sfugge nulla di ciò che accade in famiglia tra i suoi genitori e della inquietudine che si sta impossessando di sua madre portandola dall’ambivalenza all’aperta ribellione al marito.

Ciò nonostante, Rita vive la sua vita di bambina aprendosi al mondo con curiosità. Le piace un bambino con cui la madre non vuole che lei giochi perché figlio di divorziati. Tra di loro ci sono lunghi sguardi come soltanto i bambini possono guardarsi, liberi dalle convenzioni e dai divieti

A differenza di altri film che raccontano la violenza sulle donne, Paz Vega costruisce un dramma familiare con grande sensibilità al vissuto di una bambina divisa nella contesa genitoriale. Rita vuole bene alla madre ma anche al padre nonostante il carattere violento che si esprime con chiunque e che determinerà il dramma finale. Rita riesce a godere di una giornata al mare trascorsa con il padre e il fratellino. Come recita la motivazione del Premio Colorado-Rainbow che il film ha ricevuto come Miglior Opera Prima, Rita è un film che affronta il tema della violenza con “una delicatezza straordinaria e una profondità che si esprime nello sguardo della protagonista bambina. Rita accompagna lo spettatore in un viaggio emotivo, dove dolore e speranza si intrecciano, raccontando una realtà difficile attraverso un linguaggio autentico e privo di retorica. Un’opera che invita alla riflessione e apre uno spazio di consapevolezza su temi spesso lasciati nell’ombra”. 

Sofía Allepuz è la bravissima interprete di Rita.

 

 

Vedi tutto il numero





La redazione è a disposizione con gli aventi diritto con in quali non è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nelle citazioni delle fonti dei brani o delle foto riprodotti in questa rivista.