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Cinema e donne

Editoriale

Cinema e donne

Lori Falcolini e Benedetto Genovesi

Sedici anni dopo Cinema e Donna, abbiamo pensato di dedicare nuovamente un numero di Eidos Cinema Psyche e Arti Visive all’universo femminile legato al cinema, all’arte, alla scrittura femminile per lo straordinario contributo e impegno delle autrici negli ultimi decenni. In questo piccolo viaggio abbiamo proposto opere che raccontano i drammi e le speranze nella post “modernità liquida” in cui viviamo. Innanzi tutto il dramma della violenza sulle donne - “l’incendio che irrompe sulla scena del patriarcato” come scrive Manuela Fraire - e quello della migrazione che per una donna significa anche violazione del corpo, le vicissitudini del gender, i retaggi patriarcali con i pregiudizi che ancora si oppongono al cambiamento, gli amori imperfetti e la faccia oscura del femminile. La voce delle autrici racconta i percorsi accidentati della emancipazione e l’inquietudine che porta alla riappropriazione della propria vita.

Il “tocco” femminile – Female touch come titolava una rassegna dedicata alle professioniste del cinema -  è andato oltre la logica binaria del genere scoprendo nella differenza sessuale la ricchezza del femminile, quel quid che sa raccontare la forza della vita e delle emozioni che nutrono l’immaginazione. Non a caso James Hillman, nel saggio Politica della bellezza, a proposito delle emozioni parla dell’arte, oltre che della cura attraverso l’arte, come una crescita d’identità. “Non mi sento mai così “me stesso” come nella stretta di un’emozione: e tuttavia si tratta della “sua” stretta su di me, non della mia stretta su quell’emozione.”

Ed è proprio la dimensione animica delle emozioni che ritroviamo in una voce femminile come quella di Emma Dante regista e autrice di Misericordia (2023). Il film, trasposto dall’omonima opera teatrale,  racconta un mondo arcaico dove la natura è materna e romba e si sgretola precipitando in mare quando un uomo offende le sue creature o le colpisce a morte.  In questo borgo marinaro le donne vivono prostituendosi, tutte discariche dell’uomo: vecchie giovani grasse magre. Le bambine scimmiottano le madri e Arturo gira senza sosta come un derviscio impazzito e si fa la pipì nei pantaloni per paura di Polifemo, il padre che ha ammazzato di botte la madre e ora vorrebbe fare sparire anche lui. L’unica salvezza è nella misericordia, un sentimento “materno” che non imprigiona ma lascia andare il figlio per la propria strada. 

Citiamo anche El Paraìso (2023) il secondo lungometraggio di Enrico Maria Artale che racconta un personaggio femminile “archetipico”, una donna colombiana che lavora per uno spacciatore di droghe insieme al figlio Julio Cesar. Madre e figlio condividono tutto: la vita quotidiana, il lavoro, l’uso delle droghe e il ballo nelle balere. L’espressività dei corpi, la danza e la musica più delle parole esprimono la potenza di questo amore simbiotico che nutre e distrugge e che neanche l’arrivo di una giovane donna e la morte riusciranno ad interrompere. 

Per Cinema e Donne abbiamo scelto anche alcuni film ambientati nel profondo Sud, dove il patriarcato è più radicato; film centrati su personaggi femminili che fanno riflettere sul mondo di oggi. Su come gli uomini vedono le donne e anche su come le donne vedono le donne. Il cinema ha il grande potere di mettere in scena situazioni reali e contemporaneamente di andare oltre, di espandere il pensiero, di immaginare il futuro.  A volte il cinema ci fa sognare, mettendo in scena personaggi femminili straordinari che ci consentono di vedere la femminilità in una maniera nuova e innovativa, come quello di Bella in Povere creature!. (Yorgos Lanthimos) un film che rappresenta, in maniera sorprendente, la potenza dell’energia femminile e anche della sessualità femminile.

In questo numero, possiamo osservare anche il lato oscuro del femminile, come viene rappresentato in alcune serie televisive e in alcuni dei film presentati. Quando l’energia femminile non si può manifestare in modo fluido, non viene sostenuta, viene oppressa o inibita, prende vie devianti che si manifestano attraverso la violenza, nelle sue diverse forme. Se il femminile non riesce ad imprimersi e ad esprimersi perché violato alla radice, allora si può trasformare in un dolore inconsolabile e inelaborabile. E se il dolore non può essere vissuto, riconosciuto ed elaborato, può prendere la via della gelosia, dell’invidia, della perfidia e della violenza. Vediamo personaggi femminili provenienti da ambienti violenti, che non hanno altra scelta che identificarsi con l’aggressore e diventare, a loro volta, crudeli e spietate. In loro prevale il sadismo, in altre il masochismo. Infatti, ci sono donne che sentono dentro un vuoto d’amore all’origine e un dolore intollerabile che tentano di colmare con finte attenzioni di uomini narcisisti; accettando di essere usate come trofei da mettere in mostra, senza essere viste per ciò che sono veramente. Se invece c’è una possibilità di appropriarsi della propria vita, di tollerare, contenere e trasformare il dolore, allora si apre la via dell’accoglienza, dell’accudimento, della cura e dell’amorevolezza.

La donna ha anche la sua fisiologica energia aggressiva, nel senso etimologico dal latino adgredior, ovvero dell’avvicinarsi e dell’andare verso ciò di cui ha bisogno, che le conferisce quella forza che, se usata in senso creativo e generativo, la spinge verso la propria autoaffermazione e autodeterminazione. Trovando, così, la spinta interiore a dare una svolta alla propria vita.  

Vediamo, infatti, anche donne che sono estremamente forti e coraggiose e riescono a cambiare il destino transgenerazionale della famiglia da cui provengono. Se trovano l’appoggio di figure significative, riescono a cambiare anche la mentalità patriarcale ristretta e arretrata di un piccolo paesino del profondo Sud. Sono storie che ci fanno riflettere su tante dinamiche che necessitano di essere modificate e aggiornate.

Per tanto tempo relegate dietro le quinte, le donne vanno conquistando uno spazio in prima linea, diventando protagoniste di processi di progresso sociale, che gli uomini non sarebbero stati in grado di avviare.  Le grandi rivoluzioni e i grandi cambiamenti epocali, infatti, sono sostenuti da donne che hanno messo in discussione il sistema dell’ambiente in cui vivevano. Sono donne che sono riuscite a ribellarsi e a rivendicare il proprio diritto ad esistere e ad autoaffermarsi, ad esprimere le proprie idee e il proprio modo di essere. A conquistare la libertà. E, quindi, in qualche modo a cambiare il mondo.

“Quelle come me regalano sogni,

 anche a costo di rimanerne prive.

Quelle come me donano l’anima,

perché un’anima da sola è come una goccia d’acqua nel deserto.

Quelle come me tendono la mano ed aiutano a rialzarsi,

pur correndo il rischio di cadere a loro volta.

Quelle come me guardano avanti,

anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro.

Quelle come me cercano un senso all’esistere e quando lo trovano,

tentano d’insegnarlo a chi sta solo sopravvivendo”(da Quelle come me, Alda Merini)

 

                                                                                                        

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