☰  
×
eidos

Cinema e Amori

Cult

Harold e Maude

Ma che cos’è l’amore?

Anna Cordioli

“La più grande storia d’amore dei nostri tempi”

Ricordo la sorpresa che mi colse!

Ero al cinema, verso la fine del secolo scorso, a guardare una commedia romantica di successo intitolata Tutti pazzi per Mary (1998).

La suddetta Mary era una bellissima giovane che esprimeva le massime qualità desiderabili in una donna di fine anni ‘90: gioviale, frenetica, di buon cuore, appassionata e libera. La libertà in questione era quella offerta dalla vita da single, in un contesto di agio e belle speranze. Attorno a questo femminile sfavillante, nel film si muovevano solo uomini goffi, con una certa propensione per lo stalking e la dipendenza affettiva. A ripensarci ora direi che era un film dalle inaspettate potenzialità sociologiche, trasformate in continue scenette.

In una di queste Mary, esce con Pat, un investigatore privato, determinato a fare colpo. Pat sa tutto di lei: ha passato settimane a spiarla e non può sbagliare! Per Pat, ossessionato più che innamorato, in amore non c’entra l’autenticità ma il possesso così, appena può porta la conversazione sui film. Sa già cosa dirà la ragazza. Mary, infervorata, inizia dunque una frase che Pat, completerà, infallibilmente! Ed è in quel momento che, con mia grande sorpresa, sento dire:

“Io penso che Harold e Maude sia la più grande storia d'amore dei nostri tempi! Dice che l'amore non ha niente a che fare con i soldi, o il ceto sociale, o l'età, ma solo con due persone che si comprendono, che hanno qualcosa in comune, tipo anime gemelle!”.

Le voci di Pat e Mary finiscono la frase all’unisono ed ecco che si compie la magia suprema dell’amore: la sintonia!  Mary sgrana gli occhi convinta di aver trovato anche lei la sua agognata anima gemella. Lui trionfa, felice poiché il suo piano è perfettamente riuscito. Ovviamente Pat non sa minimamente chi siano Harold e Maude.

A questo punto del film, diviene chiaro che l’amore secondo Mary è “una perfetta consonanza”, così cristallina da rendere possibile il finire le frasi l’uno dell’altra. É un amore che chiede e ottiene certezze; tutto gira attorno al sentirsi capiti e rispecchiati. Ma il cinico Pat sa che quel tipo d’amore non vuole incontrare davvero la verità dell’altro, vuole solo riflessi edulcorati. Tutto deve essere sogno, si evita di incontrare davvero l’amato o l’amata, fatto che sarebbe increscioso e perturbante!

Per Mary e i suoi spasimanti, la prova d’amore è poter pensare le stesse frasi.

 

La mia iniziale piacevole sorpresa, si era dunque tramutata in una domanda stizzita: cosa c’entrava questo tipo di amore infantile e simbiotico con quel capolavoro di poesia sovversiva che è Harold e Maude?  Mi sembrava vilipendio non solo della cinematografia ma anche dell’idea stessa d’amore.

Non so dire se Harold e Maude sia in effetti “la più grande storia d'amore dei nostri tempi” ma so che se qualcuno mi dicesse che d’ora in poi potrò scrivere di psicoanalisi e cinema, usando un solo film, io non avrei dubbi: sceglierei quello.

 

L’amore che non diresti mai

Harold è Maude si incontrano ad un funerale: sono due imbucati che sbirciano cosa accade quando si muore. Essi sono lì, però, per motivi differenti: lui, ventenne, scruta i segni della morte, lei, anziana, le ultime tracce della vita.

È Maude che abborda Harold. Attacca bottone come se si potesse davvero avvicinarsi ad un altro essere umano senza fare troppi convenevoli. Gli chiede se gli piace ballare. Harold balbetta qualcosa, non capisce nemmeno quello che gli dice questa donnina anziana, che gli saltella attorno.

Si vede da subito che lui non riuscirebbe mai a completare le frasi di Maude; invece Maude, che conosce molto del mondo, saprebbe prevedere le risposte del ragazzo ma non le interessa farlo: non si perderebbe mai il piacere di aspettare le parole che solo ad Harold verrebbero in mente.

Maude ha un grande gusto per tutto ciò che vive. A lei, che è stata marchiata ad Auschwitz e le rivolte per i diritti civili, piace più di ogni altra cosa liberare gli animali rinchiusi in gabbia. Forse per questo ha voluto sapere di più di questo ragazzo annoiato e pallido, che passa il tempo a inscenare suicidi per ottenere una qualche reazione dalla propria madre.

Anche per questi suoi comportamenti, Harold va da uno psicoanalista a cui però non racconta mai nulla. Con Maude invece, il ragazzo sente di potersi aprire e le confessa: “Io non ho mai vissuto. Sono morto qualche volta. Ho provato piacere ad essere morto".

Maude, lo ascolta con solennità e gli risponde "Molte persone provano piacere ad essere morti ma non sono morti: stanno solo tirandosi indietro dalla vita.”

Poi, come se avesse dato il via alle danze, la vecchina salta in piedi, allunga ad Harold uno strumento e lo incarica di imparare a suonarlo perché, sentenzia, “Tutti dovrebbero fare musica!”.

Maude, pur maniacalizzando la scena, comprende profondamente Harold. Lo fa con così tanta grazia che invece che stare a deprimersi con lui, vuole stare con lui nella resistenza e nella sopravvivenza.

Harold non ha mai conosciuto nessuno come lei, che risponde, che non teme di farsi scuotere dall’altro. Intanto, nella colonna sonora, Cat Steven canta If you wanna be you, be you, come se davvero la vita fosse (anche) una questione di scelte e di coraggio.

 

Alla fine di ogni loro conversazione sembra che ci sia un piccolo silenzio, uno spazio in cui accogliere lo stupore di avere di fronte a sé qualcuno di unico ed irripetibile. Maude ama questa cosa sghemba e precaria che si produce stando assieme a qualcuno e mostra ad Harold che, nell’incontro autentico, l’altro non è mai del tutto prevedibile e che questo merita la nostra più profonda ammirazione.

M: “Io mi vorrei trasformare in un girasole […] sono così alti e così semplici! Tu che fiore vorresti essere?”

H: “Non lo so. Uhm…una di queste margherite, per esempio…”

M: “Perché?”

H: “Perché sono tutte uguali.”

M: “Ah… lo dici tu! Guarda: certe sono più piccole, certe sono più grosse, certe pendono a sinistra, certe a destra, certe sono bruttine perché hanno perduto i petali…sono una diversa dall'altra e si vede benissimo! Sai Harold, secondo me gran parte delle brutture di questo mondo viene dal fatto che della gente che è diversa, permette che altra gente la consideri uguale…”

Maude, tra e righe, parla del conformismo degli anni ‘70 ma parla soprattutto del nazismo che solo pochi decenni prima aveva cercato di cancellare parti intere dell’umanità.

Così, anche alla soglia dei suoi ottant’anni, questa splendida donna, fa quello che dà senso alla sua r-esistenza: concorre alla libertà ad Harold, ad un albero di città, ad un canarino. Vederli rinascere la commuove e le fa sentire che questo mondo è ancora pieno di amore.

H: preghi mai? - chiede Harold vedendola raccolta e pensosa

M: comunico!

H: con dio?

M: con la vita!

Harold impara così che l’amore è un fatto della vita e come tale non dovrebbe tendere alla simbiosi ma semmai alla crescita. L’amore non è un contratto basato su rispecchiamenti narcisistici (come quello che gli dava sua madre o come quello che sogna Mary) ma è più che altro una sorta di benedizione; è il fatto che qualcuno voglia per te ogni bene, che ti insegni che puoi stare nel mondo perché è bello un mondo in cui ci sei anche tu.

Proprio quando ogni lezione è imparata e il cuore di Harold è libero, Maude cambia tutto di nuovo e ci lascia tutti a bocca aperta! In fondo, come dicevo, nei grandi amori non si riesce mai a prevedere davvero cosa sta per dire l’altro.

E mentre ogni mistero si compie, Cat Stevens canta che qualsiasi sia la montagna che nella vita ci tocca scalare, l’importante è darsi tempo per farlo e pensare a qualcuno di caro. E io penso che anche questo pensiero è una benedizione d’amore.

 

 Titolo Originale: Harold and Maude

Paese di produzione: Stati Uniti d’America

Anno: 1971

Regia: Hal Ashby

Sceneggiatura: Colin Higgins

Fotografia: John Alonso

Musiche: Cat Stevens

Cast: Bud Cort, Ruth Gordon

 

 

 

Vedi tutto il numero





La redazione è a disposizione con gli aventi diritto con in quali non è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nelle citazioni delle fonti dei brani o delle foto riprodotti in questa rivista.