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Il cinema sul lettino

Flavia Salierno

 

Sembrava una casa da gioco. Ma al posto dei muri aveva delle grandi tende su cui erano dipinti dei grandi occhi. Un uomo con un enorme paio di forbici andava in giro a tagliare i drappeggi. Poi entrò una ragazza in vesti molto succinte che si mise a girare per il salone baciando tutti. Anzi, cominciò dal mio tavolo….

Comincia con una frase di Hitchcock tratta dal film Spellbound del 1945 questo libro che nasce in realtà da una raccolta. L’autrice mette insieme degli articoli apparsi sulla rivista Ciak, dove, attraverso la sua rubrica Psicocinema, cerca di fare avvicinare un pubblico vario al rapporto tra psicoanalisi e cinema, usando un linguaggio non tecnico. L’intento, infatti, non è scientifico ma divulgativo.

La prima parte del libro è un’introduzione generale al rapporto tra psicoanalisi e cinema, in un breve excursus che parte dall’uso dei sogni in film famosi dalla nascita del cinema.

Scrive l’autrice: la psicoanalisi si fa nella stanza danalisi, cioè in quello che viene definito setting analitico, quello straordinario, quanto unico, processo che lega paziente e analista, è un percorso che richiede un luogo specifico, una modalità, un tempo, che può avvenire solamente in un determinato contesto. Il Cinema sul Lettino, quindi, è solo un modo metaforico di dire, di fare riferimento a una particolare lettura del cinema, un modo di guardare attraverso i film. Il linguaggio cinematografico è ricco di simboli e metafore, è il teatro dove vengono messe in scena le sfumature delle rappresentazioni tutte umane e.dis-umane. E di tutto ciò che ruota intorno a queste (...) L’analista è un semplice spettatore che si lascia meravigliare dalla visione di una pellicola e si lascia emozionare senza intellettualizzare, e senza cercare nessi di logicità, che sarebbero solo unattribuzione invadente, magari lontana dai desiderata di chi quellopera lha creata. Con questo spirito scrivo di Cinema, senza mai avere la pretesa di esserne unesperta, e senza mai pensare di esserne una critica.” La seconda parte del libro è letteralmente una raccolta degli articoli apparsi sulla rivista Ciak in cui l’autrice commenta film e avvenimenti intorno al cinema, seguendo solo il filo delle libere associazioni.

Ancora l’autrice: Linconscio attrae e spaventa, c’è chi ne sta lontano tutta la vita, e chi ne fa un mestiere. Chi lo vive senza saperne nulla, e chi lo mette in scena, cercando di avvicinandosene il più possibile. Questo, il compito del cinema.

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