Cinema e Amori
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Nel bel film di Luigi Comencini, Incompreso, tratto dallo splendido romanzo di Florence Montgomery, ritroviamo momenti di grande commozione legati all’amore, all’amore che c’è, all’amore che manca, all’amore che fa soffrire e morire. Con Stefano Colagrande, Anthony Quayle e Simone Giannozzi il film del 1966 esce a gennaio 1967 e ancora oggi rivedendolo ci commuove profondamente.
Nella prima scena Duncombe, console britannico a Firenze, arriva nella sua grande e bella villa dopo il funerale della moglie e chiede dei figli che negli ultimi giorni di malattia e morte della madre sono stati mandati dai vicini. Subito le sue considerazioni sui bambini aprono alla dimensione affettiva che prenderà corpo nel corso del film. Il console sottolinea che “Andrea è grande ormai” e gli potrà parlare allora della morte della mamma. Il più piccolo invece, “Milo è così delicato, così fragile come sua madre” e bisognerà allora parlargliene con calma aspettando un momento opportuno. Nella scena successiva quando parla con Andrea gli raccomanda soprattutto il fratello e sembra non capire e non considerare il suo dolore. Del resto pensa che non senta nulla: “sono bambini cosa vuoi che sentano!” Non solo non comprende il dolore del figlio, ma in un momento particolarmente drammatico gli rinfaccia: “Non ti ho visto soffrire neanche quando è morta la mamma!”.
Andrea cerca disperatamente l’amore e l’attenzione del padre, ma non riesce a raggiungerlo anche perché il fratellino più piccolo si mette sempre in mezzo rendendo vano ogni suo tentativo. I due fratellini sono molto uniti, giocano insieme e il più piccolo cerca in ogni modo l’attenzione del fratello più grande e vuole fare tutto come lui chiedendogli spesso cose che poi fanno male alla sua salute cagionevole. Andrea prova a resistere alle insistenze del fratello ma non ci riesce e viene così sorpreso dal padre nel fare cose pericolose come attaccarsi a un autobus con la bicicletta in cui porta il fratellino. E così Andrea viene sempre più sgridato dal padre che lo vede disobbediente e non attento al fratellino e lo allontana sempre più non riuscendo così a capire quanto il bambino stia soffrendo.
E anche quando il padre, sollecitato dallo zio, cerca di avvicinare il figlio più grande e lo porta con sé al lavoro, il piccolo Milo si mette in mezzo e fa fallire il tentativo di avvicinamento. Così accade che il padre veda solo le disattenzioni di Andrea verso il piccolo che del resto rende difficile ad Andrea di avere uno spazio con suo padre, essendo sempre in mezzo tra di loro. Il padre non riesce così a vedere il dolore di Andrea perché lo vede solo nei suoi momenti di spensieratezza, non si accorge di quando improvvisamente si rattrista. Di fronte alla tomba della madre, che vanno a visitare tutti insieme con lo zio, il padre nota che i fiordalisi, i fiori preferiti dalla mamma, ci sono sempre e si chiede “chissà chi li porta?” senza pensare che possa essere il figlio. Non lo vede e non lo ascolta e Andrea è sempre più solo.
Il fratellino si è ammalato, Andrea è solo. Si aggira nelle stanze della grande villa cercando conforto e lo trova a momenti solo nel salotto dove c’è il quadro della mamma. E così il dolore, unito alla solitudine e al vuoto, diventa per il piccolo Andrea, invivibile e intollerabile e non può che portare alla morte. E certamente sarà proprio questo stato d’animo dove prevale il vuoto e non c’è nulla e nessuno a cui aggrapparsi, che lo farà sprofondare in un abisso oscuro e senza speranza e lo spingerà a quel gesto di farsi cadere nello stagno che appare proprio come un suicidio nascosto e che sarà il triste epilogo di questa bella storia dove i sentimenti sono narrati con tanta partecipazione. Quando Milo torna è di nuovo lui che provoca Andrea volendo seguirlo sul ramo pericoloso e Andrea preso dalla disperazione compie quell’imprudenza che provoca il grave incidente e poi la morte.
Ed è solo sul letto di morte davanti al quadro tanto amato della madre che il padre finalmente si rende conto di quanto Andrea ha sofferto, di quanto ha disperatamente cercato di farsi capire e di quanto abbia cercato la sua comprensione e il suo amore. Cerca allora di stargli vicino, di fare quello che non ha mai fatto. E finalmente anche lui, sentendosi disperato per la morte imminente del figlio, sente dentro di sé l’amore profondo che ha per lui.
Un film, come del resto il romanzo, è tutto sull’amore e su i suoi tanti aspetti. L’amore che c’è e che dà vita e calore come l’amore della mamma per Andrea, l’amore che manca per la morte della mamma e l’incomprensione del padre, che getta nel gelo dell’incomprensione e della solitudine, l’amore che suscita gelosia e invidia, come l’amore del piccolo Milo per il fratello che vorrebbe sempre vicino, l’amore che permette la riconciliazione, come l’amore che finalmente può sentire il padre per Andrea e l’amore che Andrea può finalmente far capire al padre.
E tutto questo viene svolto con grande maestria e sensibilità profonda in uno scenario splendido, la campagna toscana, e con attori molto bravi capaci di sentire e comunicare emozioni profonde e intense.
Titolo originale: Incompreso
Paese di produzione: Italia
Anno: 1966
Regia: Luigi Comencini
Soggetto: Florence Montgomery
Sceneggiatura: L.Benvenuti, P. De Bernardi, G. Mangione, Lucia Drudi Demby
Fotografia: A. Nannuzzi
Musiche: Fiorenzo Carpi
Cast: A. Quayle, S. Colagrande, S. Giannozzi, J. Sharp, A. Facchetti, R. Benini, S. Bettini, G. Moll, G.Granata,A.M.Nardini .
Premi: Davide Donatello ’77; Miglior regista: Nastro ‘argento ’68; Miglior fotografia a colori
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