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Cinema e Amori

Arti visive

L'Amore come ferita, l'amore come perla

Marta Jovanovic

 

Una perla nasce dal trauma. Quando un corpo estraneo, un granello di sabbia, un parassita, entra nella conchiglia di un mollusco, quest'ultimo reagisce secernendo strati di madreperla, avvolgendo l'intruso in un processo lento e silenzioso. Così, nel tempo, prende forma qualcosa di prezioso. La creazione di una perla può richiedere anni. Per me, ci sono voluti molti cicli, ma mi piace pensare ai cicli di sette.

Nel 2016, dopo una guerra interiore che mi aveva portato a perdere ogni punto di riferimento, ho realizzato la performance Ljubav (Amore). Questo lavoro aveva più strati: nasceva dal passato tragico della mia terra natale, la Jugoslavia, distrutta dalla guerra degli anni ’90, ma anche dal mio vissuto personale. L’assenza di un amore sano nella mia famiglia d’origine, le violenze subite, la difficoltà di comprendere e riconoscere il valore dell’affetto autentico: tutto questo era inciso nel mio corpo e nella mia arte. Nella performance, il pubblico aveva il compito di lanciarmi addosso cuori di maiale. Il cuore del maiale, dal punto di vista estetico e strutturale, è il più simile a quello umano. Era un atto simbolico e violento, ma necessario per esorcizzare il dolore e mettere in scena la complessità dell’amore e delle sue ferite.

Motherhood performance (2017) Eugster Belgrade gallery, photo Jan Eugster / StudioMartaJovanovic (all rights reserved)

 

Parallelamente a Ljubav, ho creato altre performance che affrontavano il tema dell’amore e delle sue molteplici sfaccettature. Motherhood ha dato origine a una formazione scultorea di quasi 300 uova d’oro 24 carati, alcune delle quali saranno esposte questa primavera al Kunstpalast di Düsseldorf nella mostra Mama: From Maria to Merkel. Un altro lavoro, La Bellezza dei Legami Stretti, mi ha visto collaborare con un maestro della tecnica Shibari, esplorando il legame tra amore, costrizione e liberazione attraverso la pratica della legatura giapponese.

Sette anni dopo Ljubav, ho presentato Perla alla Galleria Maja Arte Contemporanea di Roma. Per 45 minuti, inginocchiata su 45 perle, ho permesso al pubblico di assistere alla mia rinascita. Roma era stata il luogo della mia morte simbolica sette anni prima, e lì ho scelto di rinascere. Un ciclo si chiudeva, mentre un altro prende forma.

 

Perla performance (2023), galleria MAJA Arte Contemporanea, photo Vanshika Agrawal / StudioMartaJovanovic (all rights reserved)

 

Ljubav (2016), Swiss Residency, Belgrade, Serbia, photo Viktor Sekularac / StudioMartaJovanovic (all rights reserved)

 

Il mio percorso artistico è stato profondamente influenzato da più di vent’anni di psicoterapia. Curiosamente, la mia prima terapeuta si chiamava Maria, un nome simbolico che evocava l’archetipo materno. Successivamente, ho lavorato con Cristo – Cristo Arévalo, il terapeuta che mi ha accompagnata a Roma, e che è stato fondamentale sia nel mio percorso personale sia nella mia ricerca artistica. Durante il lockdown, ho intrapreso un nuovo cammino con Valentina Relković, a Belgrado, il cui supporto è stato determinante nella guarigione della mia mother wound, la ferita materna che ha segnato gran parte della mia esperienza affettiva e creativa.

Oggi, sempre alla fine di un altro ciclo di sette anni cominciato da un'esplorazione del desiderio sensoriale, accompagnata con grande amore e dolore in quel viaggio, il mio lavoro continua ad approfondire il rapporto tra il personale e il collettivo, tra il privato e il pubblico. Sto preparando una nuova performance sul desiderio: il mio desiderio, ma anche quello femminile in generale. Il desiderio come forza creatrice, come impulso vitale, come necessità di espressione. Da sempre, la mia arte si muove su questa soglia sottile, interrogando i confini tra intimità e esposizione, tra dolore e trasformazione. L’amore, come una perla, nasce da una ferita, ma con il tempo può trasformarsi in qualcosa di luminoso, prezioso, e infinitamente umano.

 

*Marta Jovanović è un’artista multimediale. 

La pratica artistica di Jovanović spazia tra performance, scultura, video e installazione, con un interesse particolare per l’eredità del femminismo. Ha fondato il Programma di Arte Performativa presso il Museo di Arte Contemporanea di Belgrado ed è stata artista in residenza al Getty Research Institute di Los Angeles nel 2017.   Le sue opere, tra cui Pionirka, It is My Body, Love e Motherhood, fanno parte di importanti collezioni private e museali.  

Nel 2018, la sua performance Belgrade Mermaid ha inaugurato la Biennale di Belgrado, mentre la sua continuazione, Mermaids Tale, è diventata una performance in realtà virtuale l’anno successivo. La sua carriera è stata oggetto del documentario pluripremiato Born Just Now, diretto da Robert Adanto. Attualmente, Marta Jovanović è docente e responsabile del Dipartimento di Arti Visive presso la RUFA – Rome University of Fine Arts.  

 

 

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