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eidos

Cinema e donne

Nel film

La pitturessa

Storia di Anna Paparatti

Elisabetta Marchiori

"Essere artista lo sei, lo sei e non puoi fare altro"

(Anna Paparatti)

 

La Pitturessa, protagonista del documentario presentato nella sezione Freestyle Arts alla Festa del Cinema di Roma 2023, appare molto disinvolta e a suo agio di fronte alla camera da presa. È una signora dai lunghi capelli bianchi, il volto sereno e una luce nello sguardo che non si dimentica. È elegante nelle sue tuniche stile indiano, così come lo era nelle minigonne che indossava negli anni '60. La bellezza, il fascino, la leggerezza che si colgono nelle sue foto di ragazza sono stati trasformati dallo scorrere della vita, consolidandosi nella personalità di una donna che è un'artista di intelligenza e cultura raffinate, ironica, giocosa e libera.

Il suo vero nome è Anna Paparatti, classe 1936. Racconta la sua storia con estrema lucidità e pacatezza, muovendosi lentamente in una casa piena di quadri, di colori e di oggetti di ogni tipo, molti provenienti dai suoi viaggi in Oriente. Dalle sue parole non trapelano né rimpianti né paure, evocano invece ricordi vividi, condivisi con entusiasmo. Non è ancorata al passato, ma vive immersa nel presente e guarda — che meraviglia! — al futuro. È consapevole che l'arte rende immortali? Quello che ammette è che la pittura le ha salvato la vita. Non è stata una figlia amata dalla madre, a sua volta pittrice, che la chiamava "scimmia dalle braccia lunghe". Forse anche questo l'ha spinta da adolescente, quando scopre di avere un talento per la pittura, a dipingere per ore chiusa nella sua stanza, infaticabile, dimenticando di mangiare e di dormire.

 

 

Da Reggio Calabria, dove è nata, ha seguito la famiglia a Roma, frequentando l’Accademia di Belle Arti e seguendo i corsi di Toti Scialoja. A Roma è rimasta poi da sola, a vent'anni, studiando e lavorando per varie gallerie d'arte, finché non ha incontrato e sposato il gallerista Fabio Sargentini, con cui ha avuto una figlia. Insieme a lui, negli anni Sessanta e Settanta, ha promosso e animato gli eventi della galleria d'Arte Contemporanea L'Attico, una vivacissima fucina di talenti e di espressioni avanguardistiche. La Pitturessa non ha mai smesso di dipingere, lo ha sempre fatto per sé stessa, rimanendo nell'ombra, senza cercare il successo. Quello è arrivato cogliendola di sorpresa: aveva già ottantacinque anni quando la direttrice artistica di Dior, Maria Grazia Chiuri, incontrando alcune sue opere esposte in una mostra collettiva, le chiede di ideare le scenografie per la sfilata primavera-estate 2022. Vengono utilizzati i suoi quadri geometrici ispirati al gioco, realizzati quando aveva tra i venticinque e i ventisette anni, che compaiono anche nel film di Luciano Salce Ti ho sposato per allegria (1967). Come si legge sul sito della maison: "Le modelle sfilano su una passerella a forma di tabellone circolare dai colori sgargianti e avanzando su ogni quadrato danno vita a una coreografia ipnotica […] Le sonorità disco creano unatmosfera affascinante […] Uno spettacolo eccezionale, che mette in scena le varie possibilità del gioco e apre le porte dell'immaginazione nel nome della libertà più assoluta". I video disponibili in rete mostrano l'atmosfera magico-onirica creata dalle opere di Paparatti.

È da questo evento inaspettato — "una favola" — che nasce l'urgenza di girare questo film. Un'urgenza che si comprende appieno sapendo che ne è la regista, nonché la co-protagonista, Fabiana Sargentini, unica figlia di Paparatti e Sargentini, "nata e cresciuta nel mondo dell'arte". Lei, davanti alla cinepresa, non appare così rilassata come la madre: si coglie la tensione tra il cercare di mantenere il necessario distacco per creare il ritratto d'artista, l'entrare in una particolare intimità con la propria madre, il mettere in gioco sé stessa e il mettere in scena il suo rapporto con lei. Le testimonianze di persone, amici e artisti, che hanno conosciuto bene e amato molto la Pitturessa, sono riprese in sequenze che nel montaggio, insieme al materiale d'archivio, contribuiscono a creare una narrazione equilibrata e allo stesso tempo coinvolgente.

Il bisogno di comprendere la relazione tra madre e figlia, di sondarne segreti e misteri, è un tema caro a Fabiana Sargentini, che già lo ha affrontato vent'anni fa nel suo lavoro Di madre in figlia (2004) dove chiede, a donne diverse, in cosa somiglino alla loro madre e in cosa la madre somigli loro. Questo documentario appare quindi come il capitolo successivo di una ricerca che va ad esplorare specificamente la relazione con la propria madre ed è anche per la regista un'occasione "di riscossa", come afferma in un'intervista. Non solo il film è testimonianza del riconoscimento dell'arte della propria madre, ma le ha consentito di tornare a prendere in mano la macchina da presa per fare la sua arte, quella del cinema, mettendo in movimento le immagini che la madre fermava nei quadri: "Di madre in figlia" si soggettivizza in "di Anna in Fabiana". Tuttavia, i nodi della complessità e delle difficoltà insite in questo rapporto non si sono sciolti — forse non si potranno sciogliere mai — e si disvelano in una sequenza coraggiosa, proposta anche nel trailer ( https://www.youtube.com/watch?v=pr27Rips4_g ) in cui la regista accompagna la Pitturessa in un negozio di colori. Nasce tra loro una discussione sull'acquisto da fare e la madre si rivolge alla figlia dicendole: "Mi stai a sentire? Cerca di capirmi per una volta!". E quella le risponde: "Ci provo, ma non credo di riuscirci". Non c'era un copione scritto, è proprio venuta così la scena: è la magia del documentario, il cinema del reale.

 

 

TITOLO ORIGINALE: La Pitturessa

Paese di produzione: Italia

Anno di produzione: 2023

Regia: Fabiana Sargentini

Cast: Anna Paparatti, Fabiana Sargentini, Pizzi Cannella, Maria Grazia Chiuri

 

 

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