Cinema e Amori
Festival
Con grande piacere celebriamo, quest’anno, il decimo anno del Cineforum nato dalla collaborazione tra il Centro Torinese di Psicoanalisi e il Museo Nazionale del Cinema. Fili relazionali di interesse ed amicizia hanno permesso di scoprire il piacere di lavorare insieme per il successo di un progetto che ha a cuore il contatto con donne, uomini, giovani disposti a riflettere, ad interrogarsi, e soprattutto desiderosi di bellezza e di senso.
Ogni film delle nostre rassegne è, infatti, il frutto di una ricerca sinergica dell’esperienza professionale degli specialisti del Museo (in particolare Grazia Paganelli) e dei colleghi psicoanalisti: ogni film, infatti, viene introdotto da una presentazione a due voci che focalizza i punti di interesse in modo da permettere di lasciare sedimentare il messaggio iconico e onirico della pellicola.
Il tema che il Centro tratta nei propri seminari annuali, costituisce il quadro di riferimento della rassegna, tranne quando, in tempi di covid ad esempio, si è discostato proponendo on line temi emergenti come Aspettare l’inaspettato. Per la stagione 2025, in assonanza con il tema dei seminari Il lavoro del sogno nella coppia analitica, abbiamo intitolato la rassegna:
I sogni e il tempo oltre la soglia
Abbiamo scelto per iniziarla un titolo evocativo e classico: Io ti salverò di A. Hitchcock (1945) a cui seguono, a cadenza mensile, Il monello di C. Chaplin (1921), Dove sognano le formiche verdi di W. Herzog (1984), Un sogno lungo un giorno di F. Coppola (1982), Corpo e anima di I. Enyedi (2017), Il posto delle fragole di I. Bergman (1967), Megalopolis di F. Coppola (2024), La donna del ritratto di F. Lang (1944).
I film scelti affrontano la prospettiva che, come nei sogni o attraverso il sogno, esplora la misteriosa dimensione del tempo e dello spazio che si plasma anche oltre la soglia della consapevolezza soggettiva:
È un tempo e uno spazio particolare che psicoanalisti come Thomas Ogden (2024) studiano: è il tempo sincronico, al di là della soglia delle coordinate spazio-temporali, per come siamo soliti intenderle, che agevola un particolare vissuto.
Il posto delle fragole di Ingmar Bergman, 1957
Un buon film è tale proprio se permette di avvicinare o entrare in questa condizione perché è in grado di coinvolgere nell’intimo e muovere corde profonde. Musatti sottolineava l’analogia tra la situazione onirica e il cinema proprio per tale motivo.
Come vedremo la complessità del sogno o, meglio, di questo spazio - tempo che possiamo anche chiamare onirico ha molte implicazioni e prospettive ed è possibile a partire da una citazione attribuita a Paul Eluard: “C’è un altro mondo, ma è in questo”.
Sempre secondo Ogden, il cui chiaro approccio è prezioso, viviamo due inseparabili esperienze di tempo che sono in relazione vicendevole anche se non esiste un'esperienza di tempo univoca: il primo è il tempo diacronico (dia=attraverso, cronos= il tempo), quello che conosciamo bene perché è il tempo dell'orologio, del calendario; il secondo è il tempo sincronico (sun= insieme, cronos=tempo) del coesistere.
Il tempo diacronico è regolato causalisticamente e ad ogni esperienza ne segue un’altra; ci porta a separare dentro e fuori, noi stessi dagli altri, e ci accompagna nella maggior parte dell’esistenza se non cerchiamo altro.
Il tempo sincronico può essere pensato come il tempo del sogno, il tempo del gioco, dello scrivere, del dipingere, dell’essere creativi, ed acquista perciò un particolare valore. Mentre il diacronico è sequenziale, il sincronico è un'esperienza di tempo in cui tutto è insieme, nel momento presente, e in cui, come afferma W. Faulkner (in Requiem for a nun, 1951) “Il passato non è mai morto. Non è nemmeno passato”.
Il film con cui abbiamo iniziato la rassegna, Io ti salverò, possiede il doppio registro sincronico e diacronico poiché l’entità del coinvolgimento emotivo prodotto da Hitchcock introduce la dimensione sincronica, mentre l’esplicito omaggio reso a S. Freud e all’affermazione storica della psicoanalisi si situano nel tempo diacronico.
Ai giorni nostri il valore, il fascino dell’esperienza dell’analisi consiste, forse proprio nel favorire l’attraversamento della soglia e rendere sperimentabile la condizione di un tempo diverso, permesso dall’esperienza condivisa di un ‘sognare insieme’ al testimone partecipe, l’analista. Qui, nel tempo sincronico, il passato è andato, non è più raggiungibile, è un ricordo (pensieri, emozioni), ma è anche vivo, esattamente come nei sogni, nel presente della seduta e nelle forme e nelle trasformazioni subite nel corso degli anni. Nella prospettiva del tempo sincronico anche i traumi dell'infanzia, seppure andati, sono resi attuali nelle forme lasciate dall’influenza delle diverse stagioni dell’esistenza. E’ molto significativa, a mio parere, l’immagine proposta da Ogden per cui, nel tempo sincronico il passato può essere immaginato come i cerchi della sezione trasversale di un albero in cui vengono registrati i segni che hanno alternativamente caratterizzato le modalità della crescita. Tornando al trauma, infatti, esso è vivo e può essere sperimentato nell’atmosfera che si crea tra paziente e analista (il terzo analitico). Questa ‘atmosfera’ conferisce un valore fondamentale al lavoro analitico e ne diventa strumento. Essa è, inoltre, ciò che maggiormente si avvicina, e trova conferma, ai più recenti studi nel campo delle neuroscienze e della fisica poiché risponde alle leggi dei sistemi complessi in cui ogni parte del sistema subisce un influenzamento reciproco che diventa trasformazione strutturale nei componenti. La presenza partecipe dell’analista permette, infatti, che il vissuto accumulato dal paziente (esperienza storica diacronica) venga attualizzato nel presente. E se, quando avvenne, esso fu subìto senza possibilità di farvi fronte, nella relazione analitica non ha più bisogno di essere ‘ricordato’, ricostruito, con la mente dal momento che è vivo nella condivisione. Se non si può cambiare il passato, si può riviverlo in una forma nuova, protetta dal contesto, più facilmente integrabile.
Quasi una magia come quella più modesta, ma significativa che può prodursi negli spettatori di un film quando le luci si spengono e il coinvolgimento inizia…
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