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eidos

Cinema e donne

Nel film

Un colpo di fortuna

La donna del narcisista patologico

Benedetto Genovesi e Samantha van Wel

Nel recente film di Woody Allen, Un colpo di fortuna, vengono magistralmente rappresentati l’identikit del narcisista patologico, il brillante Jean, uomo di affari e la sua bellissima e sognante donna, Fanny.

La nostra attenzione va in particolare sulla donna del narcisista, che appare sempre piuttosto sullo sfondo ma che ha una funzione fondamentale che ci piace portare alla luce. Lei rappresenta, infatti, la parte luminosa della coppia, offuscata dalla prigionia del partner.

Vediamo ben rappresentato in questo film che, mentre Jean,  incarna da manuale l’uomo narcisista che non è in grado di essere empatico né di amare; la bella moglie Fanny, rappresenta la tipica donna che ha molta fame di amore. Sono una coppia apparentemente perfetta agli occhi delle persone. L’apparenza inganna inizialmente anche Camille, la mamma di Fanny, che però velocemente, s’insospettisce di Jean e inizia ad approfondire la ricerca dei suoi scheletri nell’armadio.

Ciò che colpisce di Fanny è che non sappia discernere tra amore, possesso e manipolazione e questo perché l’amore vero e incondizionato, purtroppo, non l’ha mai ricevuto appieno nella sua vita.

Vediamo come Fanny, senza accorgersene, viene denigrata, trattata come donna trofeo, isolata dalle sue amicizie e soprattutto privata dell’amore, dal marito narcisista.

Non c’è affetto, non c’è rispetto nei comportamenti di Jean, c’è solo idealizzazione del Sè e svalutazione dell’altro. Lui si cela dietro una maschera di perfezione.

Fanny invece è la donna ideale, affascinata e attratta dalla perfezione di questo mondo di apparenza e perbenismo, vive nell’illusione ed è poco in contatto con se stessa e con il proprio valore.

Un incastro perfetto e pericoloso che solo “un colpo di fortuna” potrà sciogliere.

Jean è manipolatorio, sadico, cinico, emotivamente freddo e distaccato. Non ha empatia e non entra in relazione con gli altri, anzi gli altri sono usati come pubblico non pagante che deve applaudire, approvare e lodare le grandi gesta e i grandi poteri, i possedimenti e i trofei del nostro eroe narciso. Egli tende a esibire le sue grandiosità e avversa la possibilità di entrare in contatto con sè stesso e di arrivare ad una conoscenza autentica di sé. Anzi, la possibilità di entrare in contatto con le proprie angosce e le proprie fragilità, di conoscersi profondamente, è la cosa che maggiormente lo terrorizza. La percezione di sé non avviene dall’interno, bensì dallo sguardo che su di lui arriva dall’esterno, per cui ha bisogno di esibirsi e di essere ammirato e lodato.

Come non notare in questo film, il gioco perverso di sguardi nella relazione in cui il marito narcisista usa gli occhi della sua donna per nutrire il proprio ego e la propria immagine, non la vede per ciò che è, ma la guarda solo in funzione del suo nutrimento egoico. Nemmeno lei lo vede per ciò che è, ma usa l’immagine di lui per essere vista, vive in sua funzione, lo illumina e vive della sua stessa luce riflessa. Non si riesce a vedere da sola, vede il suo valore attraverso l’altro, di cui non arriva a metterne in discussione l’immagine. Lui usa gli occhi per controllare lei e tutto ciò che la circonda, mentre lei ha bisogno dello sguardo di lui per esistere e sentirsi viva, per ricevere nutrimento al senso di sé.

Ma chi è quindi “la donna del narcisista” che resta incastrata inconsapevolmente in questa relazione malsana?

Già essere definita come “donna del narcisista” mette in luce diversi aspetti come l’essere trofeo e oggetto di possesso, preda nelle mani dell’altro. La sua scarsa autostima e il senso di sé poco sviluppato, la rendono facilmente manipolabile e influenzabile.

 

Fanny è bella, elegante e raffinata, con un’ingenuità di fondo che tende all’innocenza quasi infantile, è l’oggetto perfetto per Jean che vive nell’ideale di perfezione. Alla donna che si lega al narcisista, sin da quando era bambina, è stata insegnata la dedizione e l’attenzione all’altro, riempire il vuoto del narcisista con accudimento, disponibilità e dolcezza, in cambio di gesti che assomigliano all’amore, ma che sono solo strategie di possesso e controllo.

Qui non c’è spazio per l’amore.

Inizialmente, anche Camille cerca di spronare la figlia ad essere una “buona” moglie per il marito, a stargli accanto, come si deve, a discapito di ciò che Fanny effettivamente sente e desidera.

La deprivazione affettiva che le è stata passata come forma di amore, l’hanno abituata, senza che lei se ne rendesse conto, a mortificare il suo bisogno e a impedirle un profondo contatto con se stessa, in favore della compiacenza, dell’adesione all’altro. Si è persa, senza essersi mai sentita pienamente se stessa, perché non è mai stata riconosciuta nel profondo. Quindi, del vuoto lei si accontenta perché non conosce il pieno e diventa il perfetto riempimento del vuoto narcisistico.

Sono due vuoti che si incontrano, lui è vuoto d’amore e lei ha vuoto d’amore.

Possiamo vedere quindi come entrambi, per motivi e con modalità diverse, tendono a rimanere in superficie, non si incontrano e non si confrontano. Jean e Fanny non fanno mai discorsi profondi, si ritrovano la sera anche tra di loro in casa, a cena o nel loro salotto, con una certa formalità e poca intimità.

Il film si conclude con la frase “meglio non approfondire” che è in realtà il filo conduttore di tutto il film e così anche della relazione di coppia tra marito e moglie.

Questa donna, non essendo stata riconosciuta nè amata profondamente per ciò che è, si fa muovere dal bisogno di essere nutrita e riempita, ha fame d’amore ed è ancora in attesa che arrivi il principe azzurro a salvarla. La ferita primaria subita la fa vivere nell’illusione e innamorarsi dell’apparente perfezione, della favola. Il paradosso è che nonostante lei sia sempre in cerca di amore, non sente però di meritarselo appieno. Infatti, quando Fanny viene riconosciuta per strada dal suo ex compagno di classe Alain, da sempre innamorato di lei, essa si sorprende, anche se si nutre delle sue attenzioni, si lascia velocemente affascinare e attrarre da questo scrittore passionale che la vede per ciò che è. Nonostante Fanny abbia adesso incontrato l’amore, tuttavia diventa ambivalente, lo vuole ma si ritrae, vorrebbe concedersi pienamente a questo sentimento, ma poi si blocca. Colpiscono molto gli occhi e lo sguardo di questa donna, in diverse scene del film, sia in situazioni sociali sia negli incontri con l’amante scrittore, vive in un sogno romantico che non si integra con la realtà. C’è uno scollamento tra cuore e mente: si sente innamorata dello scrittore ma non si lascia andare a questo amore per viverlo appieno, si ritrae e sostiene la convinzione di amare il marito. Fanny desidera Alain, lo vuole ma non può lasciare ciò che ha e quando il suo amante viene eliminato lei torna, comunque, in qualche modo, ad avvicinarsi al marito, mettendo da parte la sofferenza e il suo desiderio più profondo.

Meglio non approfondire troppo.

 

Jean è in grado di agire tanta violenza, sadismo e cinismo pur di eliminare il suo rivale. Nella sua ingenuità però, Fanny, è molto lontana dal poter immaginare e prendere in considerazione la possibilità di tanta efferatezza, che non le appartiene. Pensa piuttosto di non meritarsi l’amore e di nuovo si accontenta di tornare dal suo carnefice, sentendosi in dovere di porgergli delle scuse. È evidente la difficoltà di questa donna a discernere tra il bene e il male, si fida di chi le ha ucciso l’amore, mentre non si fida di chi le vuole far aprire gli occhi sulla realtà e la vuole proteggere. Non crede nemmeno alla madre che nel film, ad un certo punto, intuisce il gioco sporco del marito e cerca di farle aprire gli occhi. Ella ha difficoltà a vedere con chiarezza la verità e fa confusione. Fanny, infatti, fa fatica a mettere i confini tra sé e l’altro, poiché dipende da ciò che sta fuori da lei. Si fonde con l’altro e non vede se stessa, non si percepisce, non ha coordinate chiare per orientarsi. Nella sua ingenuità, è una donna che si accontenta di essere vista per ciò che appare e non per ciò che è, del resto nella sua vita è stata vista e vezzeggiata solo a livello superficiale. Da qui ne derivano una scarsa autostima, un fragile senso di sé.

In realtà, essa è una donna piena di risorse e di purezza, che il narcisista vede benissimo e usa a suo vantaggio; mentre lei pensa di essere illuminata da lui. Invece, in effetti, è lui che subdolamente si nutre della sua energia. Non riconoscendosi queste qualità, lei le dona all’altro e se ne priva per se stessa, tenendosi nella gabbia dell’inconsapevolezza e della scarsa valorizzazione di sé.

Diventa, quindi, difficile discernere tra chi la ama e chi no, arrivando a confondere il sequestratore con il salvatore.

Colpiscono molto gli occhi di Fanny nel film, lei sembra a volte vedere e non vedere, come fosse a tratti trasognata.

Non riesce a cogliere bene la svalutazione di sé che Jean abilmente, ma con il sorriso, agisce dicendole, già nelle prime scene del film “E’ così che mi piaci. Mi invidieranno tutti”, dopo averle regalato degli orecchini e chiesto insistentemente di indossarli. Come se il fatto che lei sia la più bella, dipendesse dal suo regalo e che l’interesse di lui sia essere invidiato.

Al posto di notare tutto questo, Fanny si focalizza sul non sentire di meritarsi un regalo così prezioso, arriva pudore o meglio ancora scarsa valorizzazione di sé.

“Meglio non approfondire” così si chiude anche il film ed è la caratteristica di entrambi i protagonisti, ma declinato in modo diverso, dove ciascuno offre lo specchio all’altro.

Se il narcisista non può scendere in intimità con sé, con i propri sentimenti e con l’altro, non può affrontare i problemi e li deve eliminare.

La donna del narcisista non si conosce e non si riconosce, arriva da una deprivazione d’amore, una trascuratezza che la lascia costantemente nella fame d’amore. Non si ama e cerca solo di essere amata dall’altro, per sentirsi viva.

Mentre il narcisista rifugge l’amore, la sua donna ne è molto affamata.

Ci sono grandi ferite in queste donne che non sono state viste e amate per ciò che sono, ma considerate bamboline, piccoli trofei dei genitori. Sono donne che spesso amano troppo, per compensare la mancanza e legare così a sé l’altro.

Lei non può guardarsi troppo dentro perché trova un vuoto d’amore che deve assolutamente colmare, mendicando e lasciandosi attrarre dal luccichio esterno.

Perciò, meglio non approfondire troppo, aprirsi e concedersi totalmente all’amore la spaventa. Bisogna trovare il coraggio che è appunto l’azione del cuore (cor-agere).

Per fare una scelta di cuore, bisogna assumersene la responsabilità, ci vuole indipendenza e autonomia, capacità di stare sulle proprie gambe, di essere in contatto con la realtà, anche quella del proprio cuore e con ciò che succede intorno. Bisogna usare gli occhi per vedere chiaramente la realtà e non solo per sognare.

Il vero colpo di fortuna per Fanny arriva ora che potrà iniziare a prendersi cura di sé, ora che la vita ha scelto per lei. Speriamo che il colpo di fortuna finale, le permetta finalmente di portare lo sguardo dentro di sé e di cominciare ad amarsi appieno.

 

Titolo originale: Coup de chance

Paese di produzione: Francia e Regno Unito

Anno: 2023

Regia: Woody Allen

Soggetto: Woody Allen

Fotografia: Vittorio Storaro

Cast: Lou de Laage; Valérie Lemercier; Melvil Poupaud; Niels Schneider

Casa di produzione: Dippermouth

Distribuzione in Italia: Lucky Red

 

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